(Estratta dalla rivista Sodalitium n°61 del luglio 2007)
Nacque a Udine il 7 marzo 1881 da una famiglia d’origine ungherese, e nello stesso giorno fu battezzato con i nomi di Francesco Ferdinando Paolo. Per firmare gli articoli della sua lunga carriera giornalistica usò solo quello di Paolo. Nel 1889 entrò nel noviziato dei Carmelitani scalzi a Venezia dove rimase quattro anni con il nome di frà Tommaso. Per tutta la vita mantenne l’amore per la spiritualità dell’Ordine. Proseguì gli studi in un istituto salesiano nella
diocesi di Udine, sino a chiedere e ottenere dal vescovo di Udine il permesso di trasferirsi al Collegio Lucarini, sempre salesiano, a Trevi, nella diocesi di Spoleto. Alla base del trasferimento vi fu il canonico Alessandro Muzzi di Montefalco, direttore di alcuni periodici, che fu colpito dalle capacità del giovanissimo de Töth. Insieme idearono la trasformazione di una vecchia testata di spiritualità, Splendore montefalchese, in un giornale più attento all’attualità religiosa, Armonie della Fede, che iniziò le pubblicazioni il 25/1/1906. Intanto nell’8/9/1906 don Paolo fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Spoleto. In lui crebbe l’amore per la filosofia e la teologia tomista, avversate dal modernismo, grazie all’insegnamento di padre Guido Mattiussi.
Armonie della Fede, di cui don de Töth fu direttore sino al 1914, fu uno dei più combattivi giornali dei cattolici integrali. Stampato in seguito a Siena, sotto la protezione di Mons. Bufalini, nel luglio 1907 passò a Firenze e poi a Fiesole.
Nel 1908 san Pio X lo chiamò a dirigere l’importante quotidiano L’Unità cattolica. Il temperamento vulcanico di don de Töth provocherà degli incidenti diplomatici che costrinsero Papa Sarto, nell’agosto 1909, a destituirlo dall’incarico. Don de Töth, malgrado l’incomprensione, rimase sempre devotissimo a san Pio X e continuò le sue battaglie giornalistiche secondo il magistero del Papa veneto. Sotto il pontificato di Benedetto XV, mentre altre testate intransigenti cambiarono irreparabilmente la linea editoriale, don Paolo ideò e diresse una nuova rivista, Fede e Ragione. Nel dicembre 1919 uscì il primo numero del mensile che per dieci anni fu l’espressione del cattolicesimo integrale, con la pubblicazione di importanti studi filosofici e teologici.
FeR fu molto attenta anche alla questione giudeo-massonica e pubblicò, per la prima volta in Italia, i Protocolli dei Savi di Sion. Acerrima nemica del PPI di don Sturzo, la rivista non risparmiò pesanti critiche neppure al Fascismo, che definì, a causa delle origini giacobine, “organizzazione prettamente massonica”. L’atteggiamento nei confronti del regime mutò col Concordato, ma questo non salvò FeR che nel 1929 cessò improvvisamente le pubblicazioni. Anche alla Segreteria di Stato, presieduta dal card. Gasparri, non mancò chi auspicava la chiusura di Fede e Ragione, l’ultima voce del giornalismo intransigente. Don Paolo fu allora nominato parroco a san Martino di Maiano, piccolo centro nella campagna fiesolana, dove rimase dal 1929 al 1965. Lasciò diversi manoscritti sulla storia del movimento cattolico.
Spirò a Maiano il 25 dicembre 1965, alla chiusura del concilio Vaticano II. Moriva così l’ultimo esponente del cattolicesimo integrale, dopo una vita consacrata a combattere gli errori del Modernismo. Davanti ai suoi occhi stanchi e tristi, 60 anni dopo la promulgazione della Pascendi di san Pio X, gli errori condannati dall’enciclica erano riusciti a conquistare i vertici della Chiesa.
diocesi di Udine, sino a chiedere e ottenere dal vescovo di Udine il permesso di trasferirsi al Collegio Lucarini, sempre salesiano, a Trevi, nella diocesi di Spoleto. Alla base del trasferimento vi fu il canonico Alessandro Muzzi di Montefalco, direttore di alcuni periodici, che fu colpito dalle capacità del giovanissimo de Töth. Insieme idearono la trasformazione di una vecchia testata di spiritualità, Splendore montefalchese, in un giornale più attento all’attualità religiosa, Armonie della Fede, che iniziò le pubblicazioni il 25/1/1906. Intanto nell’8/9/1906 don Paolo fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Spoleto. In lui crebbe l’amore per la filosofia e la teologia tomista, avversate dal modernismo, grazie all’insegnamento di padre Guido Mattiussi.
Armonie della Fede, di cui don de Töth fu direttore sino al 1914, fu uno dei più combattivi giornali dei cattolici integrali. Stampato in seguito a Siena, sotto la protezione di Mons. Bufalini, nel luglio 1907 passò a Firenze e poi a Fiesole.
Nel 1908 san Pio X lo chiamò a dirigere l’importante quotidiano L’Unità cattolica. Il temperamento vulcanico di don de Töth provocherà degli incidenti diplomatici che costrinsero Papa Sarto, nell’agosto 1909, a destituirlo dall’incarico. Don de Töth, malgrado l’incomprensione, rimase sempre devotissimo a san Pio X e continuò le sue battaglie giornalistiche secondo il magistero del Papa veneto. Sotto il pontificato di Benedetto XV, mentre altre testate intransigenti cambiarono irreparabilmente la linea editoriale, don Paolo ideò e diresse una nuova rivista, Fede e Ragione. Nel dicembre 1919 uscì il primo numero del mensile che per dieci anni fu l’espressione del cattolicesimo integrale, con la pubblicazione di importanti studi filosofici e teologici.
FeR fu molto attenta anche alla questione giudeo-massonica e pubblicò, per la prima volta in Italia, i Protocolli dei Savi di Sion. Acerrima nemica del PPI di don Sturzo, la rivista non risparmiò pesanti critiche neppure al Fascismo, che definì, a causa delle origini giacobine, “organizzazione prettamente massonica”. L’atteggiamento nei confronti del regime mutò col Concordato, ma questo non salvò FeR che nel 1929 cessò improvvisamente le pubblicazioni. Anche alla Segreteria di Stato, presieduta dal card. Gasparri, non mancò chi auspicava la chiusura di Fede e Ragione, l’ultima voce del giornalismo intransigente. Don Paolo fu allora nominato parroco a san Martino di Maiano, piccolo centro nella campagna fiesolana, dove rimase dal 1929 al 1965. Lasciò diversi manoscritti sulla storia del movimento cattolico.
Spirò a Maiano il 25 dicembre 1965, alla chiusura del concilio Vaticano II. Moriva così l’ultimo esponente del cattolicesimo integrale, dopo una vita consacrata a combattere gli errori del Modernismo. Davanti ai suoi occhi stanchi e tristi, 60 anni dopo la promulgazione della Pascendi di san Pio X, gli errori condannati dall’enciclica erano riusciti a conquistare i vertici della Chiesa.